Il 2022 incorona il giocatore sempre più al centro delle dinamiche post pandemiche del gambling: tutte le prospettive del 2023 tra libertà e patologia, luogo fisico e online. I sondaggi dell’anno trascorso hanno confermato numerosi cambiamenti negli scenari del gioco legale, aumentando la confusione tra le percezioni della società e quelle dei giocatori consapevoli
Il 2022 volge ormai al termine e ha portato con sé numerosi cambiamenti nel tessuto sociale, politico e culturale italiano. Gli stessi hanno inevitabilmente coinvolto anche il settore del gioco, che si è uniformato alle nuove esigenze dei suoi utenti.
Lo scenario post pandemico ha automaticamente messo in evidenza lo slancio dell’online (consulta anche i dati erariali), che convalida la propria posizione di canale più utilizzato ormai dal 2020, ma anche confini più labili tra gioco legale e illegale.
Molto dipende anche da dogmi difficili da scardinare: avere un luogo fisico dove giocare è considerata un’azione maggiormente sociale e coinvolgente rispetto alla fruizione sul web, uguale nella forma, ma più solitaria e ridondante nella sostanza.
La percezione del gioco d'azzardo nella società italiana
Come accennato in precedenza, le percezioni del gioco d’azzardo post pandemico hanno fissato nella comunità alcune idee, talvolta portate all'estremo in quanto basate su opinioni generiche e superficiali.
Come ha dichiarato in un’intervista a Gioconews.it il docente universitario e scrittore Marco Luca Pedroni, già nel primo decennio del 2000 il mondo cattolico, e non solo, ha provato a demonizzare il “gioco d’azzardo”, confondendolo con quello illegale e persino patologico, suscitando preoccupazione anche nelle istituzioni e negli organi di controllo.
Lo scenario pandemico poi è giunto come una ciliegina su una torta già complessa da gestire. Il gioco online è diventato un bersaglio ancor più facile, in quanto – a differenza del gioco presso punti retail – non si svolge in una dimensione sociale. Circostanza che ha concentrato l’attenzione su un aspetto particolare del gioco, quello dell’isolamento dell’utente, percepito come fortemente rischioso.
Ma il problema non è solo qui. C’è ancora molta confusione, nell’opinione pubblica, fra gioco legale e illegale. Non tanto perché non se ne conosca la distinzione, ma sempre per via di alcuni pregiudizi che portano ad associare punti di gioco legale ad attività illecite e poco cristalline. L’esempio è quello delle sale VLT, da molti percepite come ambienti di malaffare.
Il miglior approccio resta quello semplice e schietto che mette in relazione rischi, costi e benefici. Molti concessionari – prosegue Pedroni – conoscono le potenzialità di assuefazione di alcuni giochi, se posizionati in determinate periferie, ambienti o se utilizzati in condizioni psicologiche particolari. Ma sono anche costretti ad agire in un determinato modo per via delle logiche del settore e delle carenze dell’impianto normativo.
Rispetto alla fine degli anni Novanta, la proposta di gioco è aumentata a dismisura, e questa dinamica è promossa in primis dallo Stato: i concessionari, all’uscita dei bandi, si vedono quindi obbligati a effettuare proposte di un certo tipo. Potrebbero invece far partire segnali nei confronti dello Stato, rinunciando a bandi di gara in cui si fanno richieste che si tradurranno in forme di gioco addictive e promuovendo così pratiche di gioco sano.
Le influenze della politica nel gioco
Pedroni ha affrontato anche il tema delle influenze politiche nel gioco, che ha subito numerose variazioni dalla seconda decina degli anni 2000. Al di là dello schieramento, si è registrata sempre più un’apertura verso il gioco d’azzardo, unitamente alle regolamentazioni europee che hanno ulteriormente allargato la forbice del mercato.
Da un occhio esterno, l’Italia è sostanzialmente considerata un Paese liberalizzato, in maniera assolutamente informale visto che le concessioni rilasciate ai casinò online sicuri, seppure in gestione a privati, fanno capo al Monopolio di Stato.
Le prospettive per il 2023, a meno che l’attuale esecutivo non preveda un cambio di rotta, fanno quindi riferimento a un mercato in cui il gioco è onnipresente, anche in bar e tabacchi con numerose soluzioni. Una situazione che secondo Pedroni andrebbe cambiata, compiendo qualche passo indietro nel tempo e restituendo una dimensione meno totalizzante del gioco d’azzardo che fa sempre più parte del quotidiano, con proposte di ogni genere e tipo.
Un mercato che, al momento, non è ancora saturo, ma che presto potrebbe raggiungere tale livello: sarà quindi importante gestire l’industria in maniera sana e produttiva per entrambe le parti, sia lo Stato sia i giocatori.
Stato e operatori dalla parte del giocatore
E nonostante il giocatore debba sempre essere in primo piano, sono molti gli esponenti di questa categoria secondo cui tale assunto non viene rispettato. La richiesta principale è quella di non essere percepiti come persone problematiche o avvezze ad attività illecite.
Potrebbe sembrare un assunto scontato, soprattutto nell’epoca evoluta in cui ci troviamo tuttavia molti sondaggi confermano che permane una percezione del gioco decisamente distante dalla realtà.
Ad approfondire il tema è Riccardo Grassi, direttore delle ricerche di Swg, il quale chiarisce che, per avere un’idea di come intervenire nel comparto, occorre anzitutto tenere distinte le voci di giocatori e operatori e, soprattutto, ascoltarle entrambe.
Il problema principale dei primi, come detto, è l’etichetta che viene apposta loro dalla società: giocare in maniera sana al Superenalotto o con consapevolezza e razionalità alle slot machine scaturisce spesso in loro sensi di colpa persino estremi.
Da parte degli operatori, la richiesta è simile: anche per loro vigono stigmatizzazioni, nonostante si tratti di imprese che operano regolarmente secondo le norme. E ricordano come, per un gestore di una sala da gioco in primis, un giocatore patologico costituisce un problema che, per quanto possibile, viene gestito e arginato dagli operatori delle sale.
Resta quindi la fondamentale suddivisione del gioco in tre approcci: patologico-non patologico, legale-illegale, fisico-virtuale. Dimensioni che possono sì fondersi, ma anche restare ben distinte fra loro e questo cambia per ogni singolo ogni giocatore.
Un futuro regolamentato
La parola chiave per il futuro è quindi “regolamentazione”. Una revisione che si proponga di migliorare l’impianto normativo e di conferirgli la stabilità che da sempre manca.
A partire dal rinnovo delle concessioni, da riformare per poter permettere agli operatori previsioni di medio periodo che, con la modalità attuale, non sono affatto possibili.
Misure ponderate per la tutela del giocatore patologico, che dovrà essere preservato con una regolamentazione rigida che passa anche per gli Enti Locali e gli stessi organi di controllo. Che non si traducano però in divieti totali, ma che si propongano l’efficacia di fondo che, ad oggi, sostanzialmente manca.
Infine, uno Stato che informa responsabilmente i cittadini, ma che li lascia infine liberi di compiere le proprie scelte.
Insomma, la speranza è che nell’epoca post Covid si possano introdurre cambiamenti che lascino spazio a nuove regolamentazioni e a diversi approcci, tesi alla ricerca di un maggiore equilibrio tra tutte le parti in causa, per far sì che il gioco sia sempre più legale sempre meno patologico, a prescindere dal supporto utilizzato, fisico o virtuale che sia.
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