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by Silvia Urso
Aggiornato: 2 anni fa 478
Gaminginsider-News-Studio gioco societa italiana psichiatria

Quella del gioco d’azzardo patologico è una problematica molto sentita nel settore. In particolare, dopo i lockdown prolungati e la stressante realtà della pandemia, il fenomeno si è esteso anche tra i più giovani.

Negli ultimi tempi sono state intraprese numerose azioni per prevenire e limitare le conseguenze spiacevoli dei comportamenti di gioco scorretti che portano, nella maggior parte dei casi, a cadere nella rete della ludopatia. In molte regioni italiane, per esempio, sono state stabilite delle fasce orarie per le attività di gioco ed è stato ampliato anche il distanziometro. Per quanto riguarda il settore digitale, i migliori casinò online ADM e tutte le altre piattaforme legate alle scommesse sportive hanno ampliato gli sforzi per il miglioramento di tutti gli strumenti di prevenzione già attivi per tutelare e proteggere i giocatori a rischio.

Ma, come dimostra un recente studio condotto dal Sip, “Società Italiana di Psichiatria”, tali misure risulterebbero inadeguate e risulterebbe invece più efficace puntare sul registro di autoesclusione anziché sul distanziometro.

Sip, lo studio: misure di contrasto al gioco patologico inefficaci

Lo studio condotto dal Sip, dal titolo “Preventive strategies in gambling disorder: a survey investigating the opinion of gamblers in the Lazio region”, ha evidenziato che le misure messe in atto per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico risulterebbero inconcludenti. Al fine della ricerca è stato somministrato un questionario in diversi ambienti sociali terrestri (ambulatori, sale gioco, strutture di ricovero) e virtuali (online), ed è stato analizzato l’impatto delle misure legislative in soggetti che avessero giocato per almeno cinque volte nel corso dell’anno precedente (scommesse sportive, poker, giochi online o slot). Il questionario ha reso evidente che esiste una differenza nella percezione dei soggetti sani e problematici in relazione alle misure di prevenzione messe in atto per contrastare il gioco d’azzardo patologico.

Il 61% dei giocatori patologici, contro il 40% dei giocatori non patologici e problematici, è del parere che il limite al numero di partite in un intervallo di tempo limitato sia del tutto inutile. Percentuali simili sono state riscontrate anche in merito all’efficacia delle fasce orarie per le sale da gioco e apparecchi, giudicate allo stesso modo non efficaci. In materia di distanziometro le opinioni cambiano, ma di pochissimo. Il 38% dei giocatori patologici lo ritiene essere una misura efficace, il 50% degli altri giocatori lo reputa invece inefficiente.

Autoesclusione efficace per contrastare la dipendenza, ma non solo

Una risposta al contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo viene suggerita dal dottor Mauro Pettorruso, psichiatra e ricercatore presso l’università Gabriele d’Annunzio di Chieti.

Pettorusso sostiene che “per contrastare il problema della dipendenza da gioco d’azzardo è più efficace istituire il registro di autoesclusione, dare informazione sui rischi del gioco d’azzardo, ma anche limitare la pubblicità oltre a proibire l’accesso alle sale da gioco ai minori di 18 anni, particolarmente fragili”. Ai registri di esclusione si è dimostrato favorevole l’88,2 percento dei giocatori patologici intervistati.

Come si legge nello studio, “bisognerebbe seguire il sistema di Germania e Spagna, dove per poter giocare è necessario inserire la tessera sanitaria, con risultati promettenti nel lungo termine, soprattutto se integrati con i servizi nel territorio per la salute mentale”.

Pettorruso, a tal proposito, sottolinea che “I giocatori, quando si parla di guardare alla propria esperienza su misure per contenere l’accesso al gioco ci indirizzano ad aiutarli nel prendere una decisione di cura. Come una persona che smette di fumare: invece di spostare il tabaccaio fuori dalla città chiede di aiutarlo per fare in modo che non gli possa vendere le sigarette”.

Anche i soggetti che hanno partecipato allo studio hanno provato a suggerire delle misure più efficaci per contrastare le dipendenze. Tra queste, la revisione dei parametri di gioco dei dispositivi (es. inserire un limite massimo agli importi di scommessa) indicata dal 67,8 per cento dei giocatori patologici, indirizzare i soggetti a rischio verso la rete dei servizi di cura del territorio e migliorare la psicoeducazione (70-80 percento degli intervistati).

Commentando i risultati dello studio, si evidenzia la necessità di considerare le problematiche di gioco, come le patologie di dipendenza, con interventi qualificati e integrati.

“Servirebbe una spinta per potenziare i servizi sanitari dedicati e per finanziare la ricerca di trattamenti innovativi ed efficaci per curare queste patologie dall’impatto sociale devastante", conclude Pettorruso.

L'opinione di Gaming Insider

L’allarme lanciato dalla SPI, l’ennesimo negli ultimi anni, deve condurre la filiera del gioco legale ad incrementare gli sforzi per cercare di debellare questo effetto secondario. Le restrizioni vigenti a livello di comunicazione e l’atteggiamento errato di alcuni operatori del settore non aiuta il settore, il quale viene costantemente criminalizzato. Esiste un modo per rendere il gioco non patologico? Difficile rispondere a questa domanda, dato che i comportamenti patologici sono scatenanti da altri fattori esterni al gioco. Sicuramente si possono fare degli sforzi maggiori per comunicare il gioco sicuro e responsabile in maniera efficace, oltre a imporre delle restrizioni sui limiti di puntata, di deposito e sulla durata delle sessioni di gioco.

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