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by Lamberto Rinaldi
Aggiornato: 1 anno fa 4441
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Il fenomeno cosiddetto degli Hikikomori è sempre più diffuso in Italia. Il termine viene dal giapponese e significa letteralmente «stare in disparte». Indica chi decide di ritirarsi da ogni forma di vita sociale, stando rinchiuso in casa e decidendo di non avere contatti con il mondo esterno.

Tra le cause di quella che è ormai diventata a tutti gli effetti una patologia ci sono l'ansia e la frustrazione nell'avere rapporti diretti con i propri coetanei e con gli adulti. A rivelarlo è una ricerca condotta dall'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc). Lo studio ha rivelato che attualmente sono circa 50.000 gli adolescenti italiani che vivono esclusivamente fra le quattro mura della propria camera.

Secondo lo studio, attualmente gli Hikikomori sarebbero l'1,7% del totale degli studenti italiani, mentre un 2,6%, potrebbe diventarlo o è fortemente a rischio.

La fascia di età individuata come maggiormente problematica a riguardo è quella tra i 15 e i 17 anni, ma, in alcuni casi, c'è da registrare che i problemi sono nati già verso la fine della scuola media.

Recentemente, la deputata Michela Di Biase (PD-IDP) ha illustrato una mozione sul disagio giovanile di cui è prima firmataria, portando alla ribalta la questione che troppo spesso è sottovalutata.

La mozione sul disagio giovanile

La mozione presentata da alcuni deputati del PD-IDP mette in evidenza come «Spesso i social network sono il principale strumento utilizzato per il cyberbullismo, seguiti dalle chat, dai messaggi e dai videogiochi online».

Per questo motivo il documento punta a impegnare il Governo a «promuovere all’interno degli istituti scolastici (...) progetti di intervento volti a favorire il benessere sociale al fine di creare le condizioni adatte per consentire ai giovani di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo, rendendoli protagonisti delle proprie scelte e della propria crescita». Inoltre, viene sottolineata la necessità di promuovere campagne informative sul disagio giovanile, coinvolgendo anche le principali associazioni che si occupano di tale tematica oltre che promuovere creazione di un protocollo d'intesa che coinvolga il Ministero dell’istruzione e del merito, il Ministero della salute e le regioni, al fine di sensibilizzare e prevenire i fenomeni legati al disagio giovanile.

Le dichiarazioni dei diputati

Proprio alla presentazione della mozione sul disagio giovanile, la deputata Michela Di Biase ci ha tenuto a sottolineare che per quel che riguarda il fenomeno dell'Hikikomori vi sono differenze marcate di genere. Infatti, mentre «i ragazzi Hikikomori sono concentrati e utilizzano il loro tempo maggiormente sui videogiochi, le ragazze riferiscono di passare la maggior parte del loro tempo a dormire».

La Di Biase ha dichiarato che va cambiato l'approccio in relazione a tale problematica: «Il fenomeno degli Hikikomori è stato esclusivamente gestito come correlato ad altre patologie, quindi ad altri disturbi psichiatrici. Oggi, sappiamo che questo disturbo andrebbe diagnosticato in modo diverso, perché non è detto che un ragazzo Hikikomori soffra di questi disturbi che ho appena citato e forse il primo passo per risolverlo e affrontarlo naturalmente è quello di conoscerlo».

Dello stesso parere è la deputata Susanna Cherchi (M5S), firmataria di un'altra mozione sulla stessa tematica. Secondo il suo parere: «Il ritiro sociale è un fenomeno multidimensionale ed è causato da molti fattori e da contesti socioculturali, tra cui il progresso tecnologico e i cambiamenti del modo di comunicare tra persone dovuti all’avvento di Internet e, da ultimo, anche l’esperienza drammatica della pandemia COVID».

La deputata ha anche citato il rapporto Istisan, secondo cui l'isolamento sarebbe più frequente nei maschi e si verifica soprattutto durante la pubertà e l’adolescenza. Sempre secondo tale rapporto, i fattori di rischio più noti sono la presenza di un disturbo psichiatrico, dello sviluppo o comportamentale, come l’abuso di Internet e del gioco.

Per questo motivo, anche la Cherchi condivide il fatto che la prevenzione e la rilevazione precoce siano gli unici modi per arginare un fenomeno che si fa ogni giorno più preoccupante.

Che relazione esiste tra Hikkimori e gioco online?

Prima di tutto, il gioco online può essere uno dei fattori che contribuiscono allo stile di vita hikikomori. I giochi online, specialmente quelli di ruolo o quelli che hanno mondi virtuali persistenti, possono offrire un rifugio dove gli individui possono sfuggire alle pressioni e alle aspettative della vita reale. Questi giochi possono fornire un senso di comunità e appartenenza che manca nella vita di un hikikomori, rendendo l'isolamento più tollerabile e, in alcuni casi, piacevole.

Inoltre, il gioco online può diventare una sorta di dipendenza che rinforza il comportamento di ritiro sociale. Se un individuo trova più soddisfazione e successo nel mondo virtuale rispetto al mondo reale, può essere incentivato a dedicare sempre più tempo ai giochi online piuttosto che impegnarsi in attività sociali esterne.

D'altra parte, il gioco online può anche essere un mezzo attraverso il quale gli hikikomori mantengono un certo livello di interazione sociale. Anche se queste interazioni avvengono in uno spazio virtuale, possono fornire un certo grado di connessione umana che altrimenti mancherebbe nella loro vita.

È importante notare che non tutti gli hikikomori giocano online e non tutti i giocatori online sono hikikomori. Tuttavia, ci sono casi in cui i due fenomeni si sovrappongono. La relazione tra hikikomori e gioco online è complessa e può variare notevolmente da individuo a individuo.

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