Da questa estate la legge simbolo del Governo Conte in tema di gioco è diventata operativa al 100%. Ecco cosa deve cambiare.
Il giorno zero del gioco italiano è passato. Era il 14 luglio, la data x per l’entrata in vigore totale del Decreto Dignità. La decisione del Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è diventata operativa questa estate e ha portato, stando a quanto riportato dall’Associazione dei Pubblicitari, un segno meno di 150 milioni di euro.
Perché la riforma principe del provvedimento era quella relativa alla messa a bando della pubblicità sul gioco attraverso i mass media tradizionali. A soffrire questa presa di posizione è soprattutto il comparto sportivo, dove tenendo conto solo delle squadre di Serie A si stima una perdita di 35 milioni di euro tra sponsorizzazioni perse e banner pubblicitari da cancellare.
Il gioco, insomma, è completamente sparito da giornali, televisioni e strade italiane, da manifestazioni pubbliche e da qualsiasi altro luogo, virtuale o reale, che potesse interagire con la massa. Nel corso dell’ultimo anno, nella marcia di avvicinamento a questo luglio, si era provato a limitare gli effetti della legge e a promuovere una rivisitazione della normativa. L’Autorità Garante delle Comunicazione, l’AGCOM, ha dettato delle linee guida che però rimangono attive solo come interpretazioni parziali della legge.
Quello che manca in questo panorama, che vede l’Italia nel mirino della Commissione Europea, è che una risposta chiara e univoca da parte del Governo su molti punti poco chiari. Come, ad esempio, i confini entro cui l’industria del gambling possa muoversi. La grande questione infatti è come poter mantenere e proteggere la sicurezza del sistema del gioco legale senza una comunicazione mirata e diffusa. Solo in questo modo, infatti, le aziende potranno difendere i loro profitti e badare all’espansione del proprio raggio d’affari. Uno dei rischi, come sottolineato in un articolo pubblicato qualche giorno fa, è quello di non poter distinguere tra offerta legale e illegale
L’altro grande vuoto è quello legislativo sul riordino del comparto. L’esecutivo Conte aveva promesso di risolvere le numerose criticità, legate soprattutto alla differenza di normative tra Regioni e Comuni, senza però intervenire fattivamente.
Il rischio quindi è che un comparto sano e florido, che contribuisce anche al benessere delle casse dello Stato, venga messa a repentaglio dallo stesso. Di questo si è parlato all’iGB Live di Amsterdam, incontro internazionale tra le aziende leader del settore, con in programma un focus specifico sul caso italiano e sul divieto di pubblicità.
Si è provato soprattutto a capire quali potranno essere gli scenari futuri. Pare scongiurato un rischio di accanimento contro il settore del gioco ma i punti interrogativi restano molti. I primi passi da fare saranno quelli di un riordino rapido e totale del settore e, in seconda battuta, una modifica della regolamentazione attuale, eccessivamente proibizionista. All’interno di questo raggio d’azione sono da inserire campagne di sensibilizzazione e di informazione all’utenza, per continuare a salvaguardare gli utenti attivi e quelli nuovi in entrata.
Solo così, infatti, sarà possibile aiutare e preservare il mondo del gioco legale. Che continua ad essere una fonte incredibile di lavoro e di reddito per migliaia di italiani. E se si è arrivati a questo stato di salute è perché negli anni, il comparto, è cresciuto e si è sviluppato senza divieti eccessivamente asfissianti. Serve quindi cambiare marcia. E continuare sulla strada della legalità e dell’informazione.
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